Il genio universale by Peter Burke

Il genio universale by Peter Burke

autore:Peter Burke [Burke, Peter]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Hoepli
pubblicato: 2023-08-17T00:00:00+00:00


GIGANTI O CIARLATANI?

Nonostante gli obiettivi raggiunti, le critiche agli uomini universali continuarono. Persino una benevola presentazione di Otto Neurath rimarcò come i suoi numerosi progetti «non gli lasciassero il tempo di portarli a termine».161 Posizioni critiche più aspre, possibili solo in un’epoca di specializzazione, bollarono quegli studiosi come dilettanti, inesperti, o addirittura, andando a ripescare un termine seicentesco, ciarlatani.

Émile Durkheim, per esempio, dichiarò di temere «che la sociologia potesse venire invasa da ciarlatani» e criticò il suo rivale, l’uomo universale Gabriel Tarde, definendolo amateur.162 Di Kenneth Boulding si disse che era «molto ammirato come economista – dai non economisti».163 Isaiah Berlin descrisse Michael Polanyi come «un grande scienziato» che aveva rinunciato alla scienza per scrivere «mediocri opere di filosofia».164 Alan Turing chiamò «ciarlatano» il collega Warren McCulloch.165 Lo stesso fece Lewis Mumford nei confronti degli uomini universali Buckminster Fuller e Marshall McLuhan.166 Seduto in un caffè di Parigi, lo storico britannico Edward Thompson una volta disse a Carlo Ginzburg che «Foucault è un ciarlatano».167 Noam Chomsky accusò lo psicoanalista francese Jacques Lacan di essere «un totale ciarlatano».168 Incapace di resistere a un ossimoro, Isaiah Berlin, interrogato a proposito di Jacques Derrida rispose: «Penso che possa essere un vero e proprio ciarlatano, sebbene sia un uomo intelligente.»169 Critiche simili vennero mosse (a volte da giornalisti) anche a George Steiner e Slavoj Žižek.170 D’altronde, quel termine ha il vantaggio di condensare in sé una vasta gamma di significati negativi: arroganza, superficialità, promesse non mantenute e «gigionismo».

Quel che Chomsky più criticava in Lacan erano «le pose davanti alle telecamere», in un’epoca in cui erano pochi gli intellettuali, tra cui Steiner, Sloterdijk e Žižek, a comparire su quel nuovo tipo di ribalta.

Peter Sloterdijk, dopo una tesi di dottorato in letteratura tedesca, estese i suoi interessi a filosofia, geografia, ecologia e teoria dei media, scrivendo articoli su temi contemporanei come lo stato sociale, il terrorismo e la globalizzazione. Gli attacchi diretti ai membri della Scuola di Francoforte suoi contemporanei, liquidati come semplici accademici, sono ancora oggetto di polemiche. Quanto a lui, persino un critico amichevole lo ha definito una «gazza intellettuale». Come Susan Sontag, Sloterdijk ha trattato problemi sociali e politici in forma letteraria e da un punto di vista letterario, concentrandosi su narrativa e metafora e chiarendo le sue argomentazioni tramite citazioni da testi narrativi.171

Slavoj Žižek, dopo un dottorato sullo strutturalismo e uno sulla psicoanalisi, scrive anche di sociologia, politica e cinema. Come Eco e Sontag, si diletta nell’accostare cultura alta e cultura popolare.172 Come già era accaduto per Jacques Derrida, il suo stile di scrittura leggero gli ha attirato gli epiteti di ciarlatano, nonché di «comico» e di «Fratello Marx», da parte dei critici.173

Alcune di quelle critiche possono essere giuste, ma altre non lo sono. Al giorno d’oggi è praticamente impossibile essere un intellettuale pubblico senza apparire in televisione. Dietro quel genere di critiche si cela il presupposto che qualsiasi tentativo di perseguire la cultura ad ampio raggio debba essere fraudolento, un presupposto che sembra farsi sempre più comune a mano a mano che il processo di specializzazione accelera.



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